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La vulnerabilità come risorsa

06/02/20210

Nel nostro articolo precedente abbiamo parlato della fiducia in noi stessi, che si compone anche di due elementi che definiscono la nostra forza emotiva: uno è il sentirsi capace (anche di affrontare sentimenti spiacevoli) e il secondo è essere intraprendenti (ovvero riconoscere i propri bisogni e limiti e chiedere aiuto).

Più specificamente, sentirsi in grado di affrontare le sfide della vita deriva dalla consapevolezza di poter effettivamente sperimentare, superare ed esprimere sentimenti spiacevoli come tristezza, vergogna, impotenza, rabbia, imbarazzo, delusione, frustrazione e vulnerabilità. Sono queste le reazioni più comuni e spontanee quando le cose non vanno come vorremmo o quando percepiamo un bisogno che non riusciamo a soddisfare.

Sia il sentirci capaci che l’essere intraprendenti sono aspetti intrecciati con l’esperienza della vulnerabilità. Brenè Brown, nota professoressa e autrice americana, ha basato la maggior parte della sua ricerca accademica e del suo lavoro proprio sulla vulnerabilità, creando una vera e propria sorta di discussione sociale su questo sentimento.

In genere, noi percepiamo la vulnerabilità come la consapevolezza o la sensazione che potremmo essere feriti. Esistono almeno due diversi tipi di vulnerabilità: una che è innata e ha a che fare con la protezione e la sopravvivenza, e un’altra a cui scegliamo volontariamente di appoggiarci.

 

La vulnerabilità è parte integrante della vita

Non sempre siamo coscienti del nostro essere vulnerabili, di quanto, come esseri umani, la nostra vita possa essere definita proprio dalla sua innata vulnerabilità. La nostra vulnerabilità inconscia è legata all’idea che siamo tutti vulnerabili, sempre, e che non abbiamo il controllo totale di ciò che potrebbe accadere nelle nostre vite. Generalmente cerchiamo di tenere questo tipo di vulnerabilità fuori dalla nostra consapevolezza, perché significa essere consapevoli dei pericoli o delle minacce alla nostra vita. Tuttavia, e lo sperimentiamo tutti, questo significa anche che la vulnerabilità è sempre presente, che siamo esseri intrinsecamente vulnerabili e che la vita stessa è di per sé vulnerabile.

Sperimentiamo questa vulnerabilità inconscia man mano che diventiamo più consapevoli del fatto che le circostanze della vita possono cambiare in un attimo. Gli eventi e gli incontri della vita reale ci avvertono che potremmo essere feriti ed intensificano e amplificano i sentimenti di vulnerabilità.

Ogni volta che assistiamo o sperimentiamo eventi tragici o traumatici inaspettati, la consapevolezza della nostra vulnerabilità aumenta. Tuttavia, in assenza di tali minacce, quella consapevolezza in genere non è qualcosa a cui pensiamo coscientemente ogni minuto o ogni giorno della nostra vita.

In questo momento, sulla base della nostra esperienza collettiva di pandemia, recessione economica, disordini sociali e instabilità politica, molte persone affermano di sentirsi molto ansiose e che questa ansia è percepita come inevitabile rispetto a questo preciso momento storico e sociale. In effetti, la nostra vulnerabilità “non cosciente” ora ci è del tutto cosciente. Non solo ci “sentiamo” effettivamente più vulnerabili, ma è aumentata anche la consapevolezza della nostra reale vulnerabilità.

 

Decidere di sentirsi e di essere vulnerabili

Essere vulnerabili però, non vuol dire solo sentirsi in balia degli eventi del mondo e delle circostanze. La vulnerabilità è una risorsa preziosa che ci consente di di assumerci dei rischi personali sul lavoro, nelle relazioni, ecc., pur sapendo di esporci all’essere feriti, derisi o delusi. Quando scegliamo coscientemente di poterci sentire vulnerabili e di appoggiarci alla nostra stessa vulnerabilità, anche esprimendo noi stessi e i nostri sentimenti, e andando incontro ai nostri reali bisogni e desideri, ci mettiamo in una posizione in cui rendiamo le cose possibili. Anche condividere elementi importanti della nostra storia personale, richiede un certo grado di accettazione della nostra vulnerabilità, ben sapendo che questo ci aiuterà a sviluppare connessioni emotive più profonde e una maggiore intimità con gli altri.

Scegliere di essere vulnerabile vuol dire metterci in una situazione in cui potremmo farci male. Se i nostri sforzi non vanno come desideriamo, possiamo arrivare a provare emozioni scomode e dover affrontare tristezza, vergogna, impotenza, rabbia, imbarazzo, delusione o frustrazione.

Scegliere di essere vulnerabile significa che possiamo tollerare questi sentimenti, che sono i sentimenti più comuni che proviamo quando le cose non vanno come vorremmo. Se riusciamo a gestire queste sensazioni, allora possiamo concederci di essere vulnerabili. Potremmo dire perciò che gran parte della nostra forza emotiva viene dallo scegliere di vivere la nostra vulnerabilità.

Paradossalmente, la vulnerabilità ha una connessione sia con la forza emotiva che con la debolezza. Come detto, siamo al massimo della nostra forza emotiva quando scegliamo consapevolmente di “metterti in gioco”, di correre dei rischi per perseguire ciò che è davvero importante per noi.

Se abbiamo un’idea di noi stessi come di persone emotivamente deboli, è perché non crediamo o non sentiamo di avere le risorse emotive per gestire il dolore provocato da esiti indesiderati, come tristezza, rabbia, delusione o imbarazzo.

Qualsiasi atteggiamento o comportamento che ci porterà a disconnetterci dai nostri sentimenti spiacevoli ci rende più vulnerabili, nel senso di più deboli, la vulnerabilità non sarà la nostra forza ma il nostro tallone di Achille. Quando ci difendiamo sconnettendoci dalle emozioni o sensazioni spiacevoli in questo modo, chiudiamo l’accesso anche ad altri sentimenti, bisogni, percezioni o altri flussi emotivi che possono aiutarci a proteggerci, rafforzarci ed evolverci.

Concederci invece di sentirci vulnerabili e correre dei rischi, significa che possiamo imparare a tollerare i sentimenti di tristezza, vergogna, impotenza, rabbia, imbarazzo, delusione o frustrazione e che la nostra vulnerabilità diventerà la nostra forza, una risorsa su cui fare riferimento per andare incontro ai nostri bisogni e desideri.

 

La Redazione di Psicoterapia-Corporea

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